I GIARDINI SOSPESI A MILANO

 

Giovanni Sala, agronomo – Gruppo LAND

 

È almeno da due decenni che la comunità internazionale analizza e cerca di affrontare in maniera efficace il cambiamento climatico. Basti pensare alle tre Convenzioni di Rio del 1992 e ai successivi provvedimenti, protocolli e strategie sottoscritte da quella data.

Tutti i paesi sono colpiti da calamità naturali, si pensi alle alluvioni che in Italia hanno colpito nel 2009 Messina, nel 2010 Vicenza e a novembre 2011la Liguria.Anchele forti nevicate che hanno paralizzato il nostro Paese nei primi mesi dell’anno ci fanno ricordare chela Naturaè parte inscindibile della nostra vita.

Possiamo affermare  che le città, con la forte antropizzazione del territorio, contribuiscono attivamente a questo inarrestabile e continuo degrado ambientale. Assistiamo ogni giorno ad un progressivo distacco tra l’Uomo ela Natura, distacco difficile da evitare in un area fortemente urbanizzata comela Lombardia.

Ad esempio, la densità di Milano è di 7.300 ab/km2, il doppio di Berlino. Con questa situazione una domanda sorge spontanea: dove si trova spazio perla Natura? È proprio in città che si sono trovati migliaia di luoghi dimenticati, nascosti, abbandonati, “sospesi”, appunto i tetti ( e non solo).

Se chiudiamo gli occhi ed immaginiamo che i tetti delle nostre città diventino verdi, allora il panorama cambia radicalmente ed è proprio su questa ipotesi che si sta lavorando a livello europeo; non a caso è stata approvata la norma UNI 11235 del 2007 sul verde pensile che è diventata un riferimento a livello europeo. Tra le misure per aumentare del 20% l’efficienza energetica degli edifici (Strategia 20- 20- 20), i tetti verdi sono in testa alle tecnologie architettoniche già operative.

Tutto ciò è rafforzato dal programma lanciato lo scorso novembre dalla Commissione Europea: Horizon 2020 (2014- 2020) che tra gli obiettivi e sfide di carattere sociale si prefigura ‘…la promozione della energia sicura, pulita ed efficiente’ e in questo capitolo si inquadrano perfettamente la tecnologia e la ricerca continua sui tetti verdi. Purtroppo, si stanno inflazionando i concetti di ‘Green economy’ e ‘Green solutions’, concetti che sono raramente associati a tecnologie semplici che utilizzano il materiale vegetale come materia prima tra cui appunto i ‘ tetti verdi’.

Milano non è una città in testa alle classifiche europee per la dotazione di spazi verdi per i propri cittadini. Ad oggi, ogni abitante della città ha a disposizione circa 15 m2 di aree verdi, distribuite in maniera disomogenea e anche se in questi anni si è lavorato per aumentare la loro dotazione, la percezione della città non è ancora quella di una ‘città verde’.

Milano ha un’occasione unica di rilancio, che si chiama EXPO 2015: Nutrire il pianeta, energia per la vita. Il master plan per il sito Expo era nato con una forte componente di spazi verdi fortemente ispirati alla agricoltura, oggi il progetto si sta modificando verso una modalità più tecnologica  apparentemente innovativa e cioè realizzare su100 ettari di superficie un caso esemplifico di Smart City.

Anche questo rischia di essere un termine troppo inflazionato che lascerà poche novità nella città o forse diventerà invece l’occasione per dimostrare ancora una volta come il pragmatismo e la concretezza lombardi faranno di Milano un modello “verde” di riferimento internazionale?

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